Avere cura dei silenzi
Perché è importante avere cura dei silenzi? Cosa significa in concreto? Il silenzio ha un potere curativo eccezionale ed è un prezioso strumento di comunicazione: ci offre l’opportunità di trasmettere emozioni meglio di qualsiasi parola. Non a caso, sul mio biglietto da visita ho voluto inserire questa citazione:
La cosa più importante nella comunicazione
è ascoltare ciò che non viene detto.– cit. Peter F. Drucker
Trovo sia una massima significativa. La utilizzo come riferimento per il mio lavoro e anche per vivere in modo costruttivo le interazioni personali. Essendo introversa, conosco bene il valore del silenzio, la sua forza espressiva, e mi adopero affinché gli altri imparino ad ascoltare attivamente e decifrare con più attenzione “ciò che non viene detto”, appunto. L’uso misurato delle parole è giudicato in modo negativo con troppa facilità. Credo sia essenziale, invece, distinguere tra silenzi che:
- manifestano sentimenti di indifferenza, rancore, chiusura ecc.;
- nascondono emozioni difficili da esprimere, timidezza, paura ecc.;
- rappresentano una scelta precisa, un modo diverso di comunicare.
Avere cura di ciò che non comprendiamo
L’origine di molti conflitti relazionali, diciamolo, è dovuta all’incapacità di gestire le differenze.
Abbiamo spesso il brutto vizio di etichettare a prescindere chi abbiamo di fronte (“sei egoista”, “sei insensibile”…), interrompere o giungere a conclusioni, senza aver provato a capire il suo punto di vista.
Ci ostiniamo a cercare conferme verbali, quando sarebbe più semplice rintracciare le risposte che aspettiamo in uno sguardo o in un gesto. Gli occhi parlano, si dice, ma se ti giri dall’altra parte? Cosa vedi? Non siamo tutti uguali, ognuno reagisce a modo proprio. E non sempre ciò che è negativo, secondo la nostra interpretazione, lo è davvero nella realtà (e cioè nelle intenzioni dell’altra persona).
Spesso ci convinciamo che un silenzio sia dovuto a una mancanza di interesse verso di noi, un’opinione che abbiamo espresso o una richiesta che abbiamo avanzato. Alla fine, ci rendiamo conto che non è così.
Per instaurare una comunicazione efficace, è bene comprendere se/quando l’assenza di parole dell’altro abbia un legame con la sua storia personale (esperienze negative, ferite ancora aperte…) o sia connessa al carattere. Non sono dettagli, ma elementi che possono influenzare l’andamento di una conversazione.
Supponiamo che il tuo collega continui a rimanere zitto, senza esprimere la sua opinione su un tema X: sarebbe il caso di chiederti il perché, invece di sorvolare per quieto vivere.
- Non è d’accordo? Per quale motivo?
- Ha solo paura di intervenire? Come mai?
- Pensa semplicemente ai fatti suoi? Qual è la radice del disinteresse?
Meglio ricercare delle risposte, affinché il confronto sia produttivo per tutti e la riunione si concluda con serenità. Essere attenti alle esigenze degli altri è anche questo: un percorso di reciproca scoperta.
Per capirsi serve buona volontà
Avere cura dei silenzi significa imparare a riconoscerne l’origine e il corrispettivo valore.
Di conseguenza, è importante dimostrare il nostro interesse e la volontà di oltrepassare gli ostacoli. Senza pregiudizi, senza farne una questione personale e senza approfittare della vulnerabilità di chi parla poco.
Decodificare il non detto, scoprire cosa c’è dietro: questo dovremmo fare, invece di archiviare una discussione solo perché è faticoso sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda dell’interlocutore.
Nessuno dice che sia facile, altrimenti il mondo sarebbe bellissimo e andremmo tutti d’accordo.
Tra l’utopia e il muro, però, credo ci sia una via di mezzo che vale la pena prendere in considerazione.
È sempre l’incomprensione a generare l’incomunicabilità, d’altronde.
Oltre ogni conflitto: il potere curativo del silenzio
[…] ognuno di noi tiene dentro di sé un tesoro: il proprio silenzio interiore.
– cit. Kankyo Tannier
Kankyo è autrice del libro “La cura del silenzio” – Sperling & Kupfer Editore. Il suo invito è quello di riscoprire i benefici del silenzio per riportare calma nelle nostre vite. E quanto oggi ce ne sia bisogno… ciascuno di noi, nel suo piccolo, lo sa bene. La mia parentesi di quiete quotidiana consiste nell’osservare le stelle, ogni sera, per 10-15 minuti. Cerco di non pensare a niente che mi preoccupi, magari ascolto un paio di canzoni che mi piacciono. Un’abitudine che mi aiuta ad alleviare le tensioni, a trovare soluzioni.
Recuperare la tranquillità interiore, immersi come siamo nel rumore, non solo riduce il volume dei pensieri che ci assillano, ma rallenta anche l’impulsività distruttiva, quella che genera polemiche, per intenderci (soprattutto quando siamo stanchi e nervosi). Secondo la Tannier, avere la forza di non rispondere a una provocazione, evitare frecciatine offensive e commenti inutili, dona una fantastica sensazione di libertà.
Non solo. Fermarsi a pensare prima di parlare è una delle regole base per disinnescare i conflitti.
Durante un litigio chiediti sempre: “Ciò che sto per dire è necessario? Migliora la situazione? Aggiunge valore?”. Se la risposta è no… scegli il silenzio. Dopo un po’, la discussione sarà più pacata e proficua.