Autocritica: la capacità di porsi giuste domande
Sono convinta che critica e autocritica siano due facce della stessa medaglia. A mio parere, infatti, chi tende a giudicare spesso gli altri, dovrebbe essere anche capace di analizzare, con altrettanto zelo, il proprio operato. Certo, mi rendo conto che puntare il dito sia molto più semplice e affascinante, specie per chi fa dell’egocentrismo uno stile di vita. Dobbiamo ricordare, però, che il prezioso confine tra libertà espressiva e presunzione è piuttosto sottile. Per cui, prima di parlare, sarebbe gradita un po’ di riflessione.
Una critica è apprezzabile quando è costruttiva. Cioè quando ricevi un’osservazione, un suggerimento utile, basato su un’accurata analisi dei fatti, del contesto, delle fonti. Troppi sono i giudizi dati senza essere informati. E sarebbe ora di smetterla con le critiche lanciate solo per “dare aria ai denti”, no?
– [autocit.]
Ecco perché ho voluto riprendere questo argomento: il mio obiettivo è analizzare la questione da un nuovo punto di vista: capire come sia possibile fare una sana autocritica, acquisire l’autorevolezza necessaria per poter giudicare qualcuno e offrire, eventualmente, qualche consiglio.
Curiosità, umiltà e coraggio: le basi dell’autocritica
Io so con assoluta certezza di non possedere un talento speciale; la curiosità, l’ossessione e l’ostinata resistenza, unita all’autocritica, mi hanno portato alle mie idee.
– cit. Albert Einstein
Diverso tempo fa, chiacchierando, un collega che stimo mi ha suggerito di essere meno severa e critica. Lì per lì, la mia prima reazione è stata, diciamo, di indispettito stupore, perché non ritengo di essere una persona critica. Severa magari un po’, ma critica… davvero no. Eppure, ho rimuginato a lungo su questa osservazione e, come d’abitudine, con curiosità, ho iniziato a fare un sacco di domande a me stessa.
Perché X ha ritenuto opportuno dirmi ciò? Ho avuto un comportamento sbagliato? Ho detto qualcosa che potevo evitare? Se sì, avrei potuto utilizzare un altro tono? Altri tempi? Scegliere un contesto diverso? Se no, perché X ha avuto questa impressione? Su quali basi giudica? Posso argomentare diversamente?
Sono solo alcuni dei quesiti che mi sono posta, ma ciò che voglio sottolineare è l’atteggiamento adottato. A nessuno piace ricevere critiche, ma bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione, l’umiltà di analizzare la propria condotta e valutare in modo oggettivo quanto l’opinione altrui sia aderente o meno alla realtà. Ugualmente, come già detto, anche chi giudica dovrebbe auto-interrogarsi prima di fiatare.
Fare autocritica aiuta a conoscersi meglio
La prima domanda del nostro elenco non dev’essere “ma questo come osa dire così?!”. Meglio mettere da parte l’istinto e chiedersi, innanzitutto e rispettivamente: “perché afferma questo?” e “perché sto dicendo questo?”. Dopo aver considerato tutti i punti di vista possibili, dopo aver verificato la reciproca conoscenza dei fatti, dei contesti, del background personale, potremo passare alla seconda domanda:
Come possiamo migliorare questa situazione?
Non è un caso, d’altronde, che l’arte di fare domande sia una delle competenze chiave del facilitatore di processi partecipativi. La facilitazione aiuta a tracciare la rotta, a navigare sicuri, a raggiungere la meta.
Fare autocritica serve, tra l’altro, a conoscersi meglio. A me è servito per ammettere che, in effetti, un po’ critica lo sono. E ciò perché, a mia volta, ho ricevuto parecchi appunti nel corso della vita. Ho messo in discussione i miei comportamenti di continuo. Ho costruito e ricostruito, come fossi un personaggio dei LEGO. So di poter migliorare, diventare meno severa, ma so anche che i miei giudizi non sono mai casuali.
Una critica costruttiva è frutto di esperienza
In definitiva: l’autocritica serve al destinatario e, ancora di più al mittente. Può permettersi di giudicare e dare consigli solo chi sa di cosa sta parlando. Chi ha vissuto in prima persona una problematica, chi ha l’esperienza e, di conseguenza, l’autorevolezza e gli strumenti necessari per aprire bocca.
Diffida da chi ha sempre una risposta a tutto, da chi parla da un piedistallo senza mai avere dubbi.
Accetta, invece, le critiche di chi vola basso, perché non ha la presunzione di insegnare qualcosa, di farti sentire inferiore, ma solo la voglia di aiutarti a crescere: ha poche risposte e tantissime domande.
Chi critica in modo costruttivo crea uno scenario e accende una lampadina: la prossima azione è tua.
⇒ Un articolo per approfondire: Perché bisogna farsi domande? – di Annamaria Testa, via Nuovo e Utile.