Professione fundraiser: il libro di Elena Zanella

Quando ho iniziato a leggere il libro “Professione fundraiser”, di Elena Zanella, ho pensato subito che, se fosse stato scritto anni fa, l’avrei certamente inserito nella bibliografia della mia tesi di laurea, dedicata al fundraising online delle ONG italiane. Leggerlo oggi, però, è stato ancora più piacevole, grazie alla maggiore consapevolezza sull’argomento che prima, ovviamente, non possedevo.

Chi è e cosa fa il fundraiser? Questa la domanda chiave a cui dà risposta il manuale, proponendo tecniche, strumenti e tanti esempi pratici, frutto dell’esperienza diretta dell’autrice (fundraiser professionista, consulente per la comunicazione e il marketing, formatore e blogger).

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Professione fundraiser - Ruolo, competenze, strumenti e tecniche (di Elena Zanella)

Essere fundraiser e saper fare fundraising

Il volume si divide in due parti: la prima è dedicata alla figura del fundraiser, alla sua definizione, al contesto operativo (figure professionali vicine, questione morale e retributiva), agenda e prospettive.

Il professionista della raccolta fondi è la persona che, all’interno dell’organizzazione, ha il compito di reperire le risorse necessarie per realizzare la missione sociale e, in questo modo, contribuire a mantenere in buono stato la “salute della causa” nel suo complesso.

Concretezza, costanza, coraggio, competenza, sono solo alcune delle caratteristiche che deve possedere chi svolge questo lavoro. Per esperienza personale, infatti, posso dire che non è tutto oro quello che luccica e che, ogni giorno, ci si deve scontrare con una realtà difficile, con muri altissimi e una scarsa programmazione già all’interno delle realtà che il fundraiser stesso si trova a dover sostenere. Uno dei principali scogli da superare è l’assenza di obiettivi chiari e della giusta dose di pazienza, necessaria a pianificare con cura il lavoro.

Pianificare è la parola magica che ti garantisce di vivere con serenità la tua vita professionale, permettendoti, al contempo, di prevenire eventuali problemi e correggere il tiro laddove possibile. […] Avere in mente un piano non significa avere un piano. Significa solo avere un’idea del piano. Mettere tutto nero su bianco diventa una buona abitudine.

Tutto ciò un fundraiser lo sa bene, la cosa più difficile è farlo capire al proprio gruppo di lavoro!
Molti pensano che fare fundraising significhi raccogliere 20.000 euro schioccando le dita. Sì, magari…

Un buon fundraiser deve sperimentare, con creatività e metodo

Come scrive (giustamente) Elena, bisogna darsi tempo. È davvero molto raro ottenere dei risultati immediati. Soprattutto: a nulla servono gli strumenti senza una strategia (e un’analisi puntuale antecedente). Non esistono soluzioni universali, valide per qualunque organizzazione non profit.

Leggendo il libro sono stata felice di constatare che tutto ciò che ho imparato in questi anni ha trovato un riscontro immediato, pagina dopo pagina. Il grande ruolo della comunicazione, in particolare: se non trasmetti correttamente i tuoi valori, se non promuovi con passione la tua buona causa, come pensi di sensibilizzare e trovare adeguato sostegno? Prima devi ottenere fiducia.

Non sarà il gadget alla moda o l’evento chic a dare una marcia in più alla tua associazione. Forse ti sembrerà di guadagnare velocemente, in alcuni casi, ma con quali benefici di lungo periodo? Come sarà davvero percepito il tuo lavoro? La domanda base, da porsi sempre, è evidenziata a pag. 126:

[…] perché una persona sceglie di sostenere una determinata causa?

Le riposte sono diverse e per ciascun caso c’è un approccio specifico da preferire. Sarà poi l’abilità del fundraiser a rendere personalizzato il legame con il donatore, sfruttando al meglio tutti i canali a disposizione (online e offline). Elena ha fornito tanti spunti di riflessione e casi studio, non ti resta che scoprirli leggendo! Per conoscere meglio l’autrice, invece, visita il suo blog: “Nonprofit Blog”.