Competenze trasversali: quanto conta avere pazienza?
Avere pazienza è un’abilità relazionale. Fa parte, forse un po’ a sorpresa, delle cosiddette “competenze trasversali” o soft skills, doti personali che i selezionatori richiedono con frequenza in fase di colloquio.
Esperienze lavorative e percorso formativo, infatti, non bastano più. Per essere davvero competitivi, e trovare un impiego, è necessario dimostrare attitudini specifiche che in molti casi, a parità di merito, evidenziano la maggiore o minore conformità di un candidato rispetto al ruolo da ricoprire.
Capacità di lavorare in gruppo, resistenza allo stress, atteggiamento positivo, flessibilità e intraprendenza sono solo alcune delle caratteristiche ricercate. Una qualità molto rara, e per questo motivo preziosa e desiderata, è proprio la pazienza. Un indiscutibile punto di forza, troppo spesso sottovalutato.
Avere pazienza fa la differenza
Il termine “pazienza” è parente prossimo di “perseveranza”, “resilienza”, “tolleranza”, “coraggio”, “adattabilità”. Chi riesce a lavorare bene in ogni contesto, a gestire le difficoltà senza abbattersi, lamentarsi o, peggio, criticare i colleghi, è una risorsa da valorizzare.
Essere pazienti aiuta a ridurre le dinamiche di conflitto perché blocca ogni reazione impulsiva a favore della riflessione, dell’ascolto attivo e dell’empatia. Attimi di rabbia possono capitare: nascono dalla difficoltà di gestire le emozioni, di manifestare un bisogno, comunicando così in modo distruttivo, anziché costruttivo. In questi casi, saper sdrammatizzare alleggerisce la tensione.
La rabbia è un’emozione primaria, come la gioia, la tristezza, la paura, il disgusto e la sorpresa. Non va soffocata del tutto, perché a volte serve a reagire contro un’ingiustizia, a farsi valere, a difendere un’opinione, ma va governata con buonsenso. Perdere la pazienza ogni 5 minuti, solo per sfogarsi con l’interlocutore, oltre a non alleviare il problema in sé, rischia di generare contrasti immotivati.
Ciò di cui abbiamo bisogno è una tazza di comprensione, un barile di amore e un oceano di pazienza.
– cit. San Francesco di Sales
Chi ha pazienza sarà sempre pronto ad argomentare: una conversazione è costruttiva quando, nonostante si sia in disaccordo su qualcosa, si è pronti a spiegare il proprio punto di vista più volte. Sbattere la porta e andare via, rispondere cose tipo “Inutile parlare, tanto non mi capisci!”, sono facili scappatoie, ma non risolvono un bel niente.
Tempo e pazienza: una coppia inossidabile
Come avviene per il pandoro, il panettone, la focaccia e i croissant, la cui bontà è garantita solo da una lenta lievitazione, anche nella vita di tutti i giorni ci sono situazioni in cui avere fretta rischia di compromettere il buon esito di un evento.
Un momento di pazienza può scongiurare un grande disastro.
Un momento di impazienza può rovinare una vita intera.– Proverbio cinese
Questo concetto è drammaticamente attuale: stiamo attraversando un periodo di crisi a livello mondiale, causato da un virus di cui mai avremmo immaginato la portata. Le istituzioni ci hanno chiesto di modificare le nostre abitudini, di rimanere in casa per evitare ulteriori rischi di contagio. È una situazione difficile, a tratti insostenibile, ma è qui che la pazienza entra in gioco e ci permette di vincere la sfida.
Avere pazienza significa… aspettare. L’attesa, però, dev’essere attiva: il tempo continua a scorrere e non va sprecato. Pensare a cosa avremmo potuto fare in questi giorni o a cosa non potremo fare domani aggiunge solo frustrazione all’interno di uno scenario che non può essere cambiato.
Fissiamo un nuovo obiettivo, se necessario, o proseguiamo sulla strada che avevamo già tracciato, anche se il traguardo sembra allontanarsi. La mancanza di motivazione spegne ogni entusiasmo, l’impazienza rischia di far crollare ciò che abbiamo costruito fino a questo istante. Ne vale la pena?