Riconoscere il proprio valore, essere assertivi

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Essere capaci di riconoscere il proprio valore serve a superare i limiti che ciascuno di noi si autoimpone, per insicurezza personale o timore del giudizio altrui. Viviamo una realtà dagli equilibri instabili, in cui è di certo più facile demoralizzarsi che credere in se stessi. Ciò spinge a seguire strade già tracciate.

Tuttavia, lasciare che la paura ci condizioni significa perdere spontaneità, autenticità e buone occasioni. Sentirsi inadeguati, infatti, ostacola la comunicazione, ci impedisce di emergere. Ne vale la pena?

Riconoscere il proprio valore, tra eccesso e difetto

Una delle maggiori difficoltà che possiamo incontrare, quando tentiamo di distinguerci dalla massa, è trovare una via di mezzo per esprimere il nostro punto di vista.

Il rischio è quello di esagerare, sovrastimandoci o sottostimandoci. C’è chi è sempre molto severo con se stesso, al punto da sminuire anche le sue qualità più evidenti, e chi, al contrario, ritiene di avere la verità in tasca e di essere il migliore in qualunque campo (anche se questo avviene calpestando i meriti degli altri).

Entrambi i comportamenti trasmettono un disagio: nel primo caso parliamo di una persona remissiva, che tende a rimanere sullo sfondo pur di non condividere opinioni e sensazioni. Poco incline al confronto, preferisce subire le decisioni altrui per non provare la fatica di dover difendere i propri interessi o evidenziare delle necessità. Nel secondo caso, invece, parliamo di una persona aggressiva, pronta a imporre le sue idee e a manipolare chiunque pur di raggiungere gli obiettivi che si è prefissata.

In un gruppo di lavoro, chi non riesce ad avere voce non può sentirsi davvero appagato. Segue la corrente solo per quieto vivere e non ha alcuna influenza nei processi decisionali. Questo atteggiamento preclude non solo la crescita del singolo, ma quella di tutto il team. All’opposto, chi sgomita per prevaricare i colleghi, crea conflitti e rallentamenti: oltre a rendere impossibile un’evoluzione comune, il suo modo di fare peggiora il clima aziendale nel suo insieme. Come valorizzarci, quindi, in modo costruttivo?

Comunicazione assertiva: essere diretti, chiari e rispettosi

L’assertività è lo stile comunicativo ideale per rafforzare l’autostima e far riconoscere il proprio valore, la bontà delle proprie idee, anche agli altri. A differenza dei comportamenti sopra menzionati, essere assertivi ci aiuta a soddisfare bisogni e avanzare richieste senza timore e, soprattutto, senza prepotenza.

Per dialogare con tranquillità, dobbiamo smettere di sentirci inferiori (se pensiamo di essere tipi remissivi) o di parlare dall’alto del piedistallo (se ammettiamo di essere tipi aggressivi). L’obiettivo è comunicare chi siamo e cosa vogliamo in maniera schietta, priva di sovrastrutture mentali. Alcuni suggerimenti utili:

  • accetta l’impossibilità di controllare ogni cosa: abbiamo tutti dei limiti;
  • riconosci le tue fragilità: non puoi fare tutto in autonomia, hai anche bisogno degli altri;
  • conoscere i nostri pregi e difetti ci rende più consapevoli e sicuri nell’avanzare richieste;
  • per scoprire le tue potenzialità nascoste devi riuscire a non farti condizionare da critiche e pregiudizi;
  • i tuoi desideri, le tue opinioni, i tuoi interessi, contano esattamente quanto quelli degli altri;
  • rispetta il tuo modo di essere e quello altrui: ascolta, esprimiti con garbo, non compiacere nessuno;
  • vai al punto con frasi brevi e con tono calmo: se devi ottenere qualcosa metti da parte l’esitazione;
  • essere assertivi significa avere la capacità di trovare un accordo che accontenti tutti ugualmente.

La comunicazione assertiva è, in sostanza, una comunicazione non violenta che ci aiuta a esprimere un concetto in modo chiaro, con la giusta convinzione, nel pieno rispetto delle esigenze collettive.

Apparenza, sostanza, aspettative, risultati

Basta un minimo spostamento del timone per cambiare la rotta di un transatlantico.

– cit. “WE. Un manifesto per tutte le donne del mondo”, di G. Anderson e J. Nadel

A frenare la capacità di riconoscere il proprio valore, nella maggior parte dei casi, sono convinzioni negative che abbiamo rafforzato nel tempo, per nostra colpa, ma anche per mancanza di incoraggiamento. Come dico sempre, basta cambiare punto di vista per vedere le cose da una nuova prospettiva. In questo caso specifico, sarebbe sufficiente superare dubbi e resistenze modificando il modo di pensare, le parole che utilizziamo per definire un problema, le domande che ci poniamo.

Ciò che appare non sempre corrisponde alla realtà e, spesso, i risultati vengono distorti dalle aspettative.
Ogni tanto è bene chiedersi “cosa conta davvero per me oggi?”.

A volte siamo così concentrati sulla nostra routine, da dimenticare che la vita è un progetto in continuo sviluppo, che ha bisogno di una manutenzione costante. Ciò che andava bene ieri non è detto che sia proficuo per noi adesso, per esempio. Riconoscere il proprio valore equivale anche ad avere la forza di essere protagonisti della propria storia, lasciando fuori le aspettative esterne o modelli sociali che non ci rispecchiano. Che tipo di mondo vogliamo costruire e come possiamo comunicarlo?

Non c’è idea di futuro senza immaginazione.

– cit. E. Pulcini