Music marketing: strategie e opportunità per giovani musicisti
Ritorna la mia rubrica dedicata alle interviste di approfondimento. Tema del primo confronto è il music marketing. Per parlarne ho contattato una professionista del settore: si chiama Sara Stella, meglio conosciuta online come @FascinoRock. Sara è una social media music manager, cioè un’esperta di social media marketing in ambito musicale. Le ho chiesto di raccontarmi un po’ il suo lavoro.
So che collabora spesso con giovani artisti, con musicisti emergenti. Il music marketing e la comunicazione digitale sono una risorsa preziosa, soprattutto per chi si trova in piccoli territori.
Così ho voluto saperne di più, compresa la sua opinione sui talent show e sul crowdfunding per giovani musicisti. Il sito web di Sara è www.fascinorock.com, ma puoi seguirla anche su Facebook e Instagram.
Qui di seguito trovi l’intervista. Buona lettura!
1. Ciao Sara, ti ringrazio per la partecipazione. Parlaci subito del tuo lavoro: cosa fa, in pratica, una social media manager specializzata in ambito musicale?
Ciao Chiara, anche io ti ringrazio davvero e ti rispondo subito. Il mio lavoro è davvero entusiasmante perché aiuto i musicisti e le band a promuovere la loro musica attraverso i social media e tutto quello che riguarda Internet. Per i musicisti è importante comunicare con i fan attraverso i social. Bisogna impostare la giusta comunicazione per ciascuno di loro, perché ogni musicista, band, etichetta o studio di registrazione è unico e diverso dagli altri.
2. Molti giovani musicisti si affidano a piattaforme di crowdfunding (come Musicraiser) per farsi conoscere e, magari, produrre il loro primo album. Altri, invece, tentano la strada dei talent show (tra cui possiamo menzionare X Factor). Quali sono, a tuo parere, vantaggi e svantaggi di queste scelte?
Una band emergente che si affida al crowdfunding fa benissimo. Deve solo studiare una strategia e un piano editoriale ben strutturati per coinvolgere il proprio pubblico. Altrimenti la campagna di crowdfunding non funziona. Invece i talent sono un’arma a doppio taglio. La presenza di Manuel Agnelli degli Afterhours (e ora di Cristina Scabbia dei Lacuna Coil) ha sdoganato un po’ i talent nell’ambiente indie, ma restano un format televisivo, a mio avviso. Lo spettacolo tv è quello che viene messo in primo piano, non la musica: quindi un musicista che vuole partecipare a un talent deve avere la consapevolezza di poter essere strumentalizzato.
3. Artisti emergenti e piccoli territori: vivere in contesti difficili, chiusi, privi di quelle opportunità che solo una grande città può offrire, significa abbandonare i propri sogni? Oppure è proprio a loro che il music marketing, come si dice, “chiusa una porta può aprire un portone”?
Grazie ai social media e, appunto, al music marketing, le band e gli artisti che vivono in piccoli contesti hanno un’opportunità maggiore rispetto agli anni passati. Un gruppo può farsi conoscere meglio attraverso una pagina Facebook o un account Instagram, contattare via email etichette e booking. Ora è più semplice. Anche se, però, visto che lo fanno in tanti, si rischia di non avere risposte alle mail: bisogna usare una buona strategia anche in questo, per usare al meglio le risorse del web.
4. Social network, app e altri strumenti digitali: qual è il “kit base” per promuovere la propria musica online? Quali sono i primi passi da compiere?
Ecco il kit di base.
- Il sito. Non mi stancherò mai di dirlo, un musicista o una band deve avere un sito con un dominio di primo livello. Il sito è casa propria, mentre sui social siamo tutti ospiti. Pensiamo a MySpace: è un social che non viene più usato e molte band presenti su MySpace hanno perso tutti i contenuti che hanno postato. Questo non può accadere sul proprio sito.
- Una pagina Facebook ufficiale. Ho detto pagina, non profilo. Una pagina ben curata e sempre aggiornata.
- Un canale Youtube. È molto importante che i social siano ben gestiti perché, insieme al sito, aiutano a presentarsi in modo ottimale.
- Un profilo Instagram in cui pubblicare foto fatte bene. Utilizzare gli hashtag e le storie di Instagram aiuta molto a farsi conoscere meglio.
- Un profilo Twitter. Questo social non ha un approccio facile, ma se le band hanno un respiro internazionale è da tenere in considerazione il suo utilizzo.
- Un profilo Soundcloud e Spotify.
Bisogna studiare bene i propri fan ed essere presenti nei social in cui sono più attivi. Questo varia da situazione a situazione. I primi passi per una buona comunicazione sono: essere se stessi nei post da pubblicare, raccontarsi attraverso la propria musica, pubblicare belle foto, riuscire a comunicare la propria passione sfruttando le risorse di internet, che sono davvero infinite.
5. Artisti indipendenti: cresce sempre di più il fenomeno della musica di nicchia, libera da etichette, quasi impossibile da sentire in radio. Una strategia? Una filosofia di vita?
Entrambe, anche se spesso è più una filosofia di vita. Chi suona musica di nicchia non vuole essere associato alla musica commerciale. È la sua attitudine e gli viene naturale. Essere etichettato, per un musicista, è molto limitante, perché gli impedisce di sperimentare.
6. Solisti e band: per chi è più facile emergere? Indica un artista e un gruppo musicale che, secondo te, meriterebbero più attenzione.
Per chi è più facile emergere tra un solista o una band? Una bella domanda. Conta la musica, ma anche il talento e la passione. Chi li possiede emerge. Onestamente non voglio indicarti dei nomi.
Quelli che meritano più attenzione sono i gruppi e i musicisti che suonano la loro musica con impegno ogni giorno, che suonano nei locali perché amano quello che fanno (e a cui non importa dover fare anche altri lavori per avere successo).
Sono d’accordo con te, Sara. Fare qualche sacrificio è necessario per raggiungere i propri obiettivi. Nulla è facile o scontato, nulla arriva senza fatica. La classica gavetta è ancora il modo migliore, a mio parere, per ottenere risultati duraturi e dimostrare una professionalità senza ammaccature. Grazie!
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