Costruire progetti partecipati nelle piccole comunità
Costruire progetti partecipati è l’obiettivo principale del community worker, cioè l’operatore di comunità. Possiamo individuare questa figura in tantissime organizzazioni: può essere il coordinatore di progetto, il referente per il volontariato, l’animatore territoriale, l’assistente sociale, l’educatore professionale, ecc.
L’operatore di comunità aiuta il suo gruppo di riferimento nello sviluppo di iniziative e servizi di supporto (pensiamo a chi vive in zone geografiche disagiate oppure a persone con disabilità che hanno bisogno di risposte specifiche e personalizzate per facilitare la propria vita quotidiana).
Nella sua formulazione più elementare, il lavoro di comunità è quel processo tramite cui si aiutano le persone a migliorare le loro comunità di appartenenza attraverso iniziative collettive. [fonte]*
Chi lavora in piccoli territori si occupa, al tempo stesso, sia dello sviluppo di una comunità efficiente (che risulti coesa e collaborativa al suo interno), sia della pianificazione sociale e dell’essenziale “lavoro di rete”, con interventi (in)formativi e di sensibilizzazione rivolti ad amministratori e potenziali finanziatori.
Costruire progetti partecipati per il bene comune
Vivere in una comunità significa “sentirsi parte di qualcosa”, avere voce, esprimere un’idea e trovare ascolto, considerazione. Ogni territorio ha bisogno della partecipazione attiva dei propri cittadini, soprattutto se vuole progredire e contribuire alla creazione di una società sana e felice.
Le iniziative di rinnovamento urbano, in particolare, sono destinate al fallimento se la popolazione locale non viene coinvolta nelle decisioni. L’operatore di comunità, in tal senso, è una preziosa figura di accompagnamento, che richiama anche l’attenzione dei decisori politici (spesso molto distratti…).
Quando parliamo di progetti partecipati ci riferiamo a proposte alternative, in cui la “frontalità” lascia spazio alla condivisione: si lavora insieme, ci si confronta, si creano relazioni.
LaCittàIntorno: un progetto di rigenerazione urbana dei quartieri
A tal proposito, un esempio da seguire è il nuovo programma di rigenerazione urbana denominato “LaCittàIntorno”, promosso da Fondazione Cariplo. Una bella sfida, di durata triennale, il cui obiettivo è aumentare e migliorare i servizi dei quartieri intorno alla città di Milano. Per favorire un cambiamento.
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale e sulla pagina Facebook dell’iniziativa (nel team del progetto, tra l’altro, c’è anche Noemi Satta, che in questo caso coordina la comunicazione e la programmazione – e io già conoscevo per il concept “Wake-up talk, colazioni del nuovo abitare“).
Il programma si basa sulla collaborazione e il coinvolgimento di cittadini, istituzioni, associazioni e tutti coloro che vorranno partecipare attivamente alla creazione di una nuova mappa culturale, economica e sociale. Vogliamo offrire nuove opportunità e connessioni, aumentare le possibilità aggregative e di benessere. [fonte: sito web ufficiale LaCittàIntorno]
Mettere al centro le periferie, rendere protagonisti gli abitanti, rivalutare le aree più fragili: questi dovrebbero essere i passi da compiere per valorizzare le piccole comunità. Sempre e ovunque!
⇒ Un libro per approfondire: Il lavoro sociale di comunità. Come costruire progetti partecipati, di Alan Twelvetrees – Edizioni Centro Studi Erickson. (da questo testo è tratta la citazione all’inizio del post).